venerdì 15 maggio 2015

Banda larga, Italia profondo rosso







Banda larga, Italia profondo rosso

Il nostro Paese è fanalino di coda in Europa con 9,1 Mbps. Peggio della Namibia (9,4)

di Martina Pennisi




Banda larga: cosa sta succedendo in Italia?

I dati di Ookla evidenziano la situazione infelice del nostro Paese impegnato nell’eterna rincorsa degli obiettivi europei.
Recentemente Matteo Renzi ha paragonato il bisogno di banda larga a quello del pane. Mai definizione fu più azzeccata, se si pensa a quanto ci sia abituati ad avere a che fare con le briciole. Mentre gli Stati Uniti hanno addirittura rivisto la definizione stessa di banda larga, alzando l’asticella di sei volte a 25 Mbps in download e a 3 in upload, per l’Italia il 2015 è l’anno del treno da non perdere. A fine dicembre si è conclusa la consultazione pubblica delPiano nazionale Banda Ultralarga, con la pubblicazione del documento finale attesa nei prossimi giorni. Il prossimo passo consiste nella mappatura delle zone prive di connettività a 30 Mbps o 100 Mbps in cui gli operatori potranno candidarsi a intervenire. L’obiettivo comunitario rimane quello di portare (almeno) i 100 Megabit a metà della popolazione nel 2020, anno in cui tutti dovranno aver assaggiato i 30, mentre continua a tenere banco la vicenda del gestore di fibra ottica Metroweb. 
A ricordarci l’urgenza della situazione sono, per l’ennesima volta, i dati di Ookla rielaborati graficamente The Independent. La testata britannica si chiede, senza mezzi termini, “cosa sta succedendo in Italia (e in Australia)?”. Sulla mappa raffigura in una scala dal rosso, sotto i 20 Mbps, al verde, più di 60, la situazione del globo. I due Paesi più veloci, fa notare, non quelli geograficamente più estesi, e uno a dire il vero non rientra nella definizione: Singapore, 104,42 Mbps, e Hong Kong, 96,38. Il picco negativo, 1,08 Mbps, viene toccato dallo stato africano del Benin. L’Australia sfiora i 16,5 e la Cina viaggia a 25.
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